Storia della tutela archeologica

La Regia Sovrintendenza sugli scavi, musei e oggetti di antichità della Lombardia nacque a seguito del R. D. 17 luglio 1904, n. 431, che aveva istituito in Italia le Sovrintendenze all’interno del Ministero della Pubblica Istruzione. Di fatto però la concreta organizzazione e l’avvio delle attività degli uffici furono disposte solo con la L. 27 giugno 1907, n. 386, che appoggiò a direttori di Musei e docenti di Università, già dipendenti dal Ministero, le neonate Soprintendenze, creando anche la Regia Soprintendenza agli Scavi e Musei Lombardi di Pavia, come testimonia la targa originaria in bronzo a tabula ansata, secondo i modelli creati da Fiorelli per Pompei e poi per il Museo Nazionale Romano.
La prima sede non fu a Milano, ma appunto a Pavia, presso la Regia Università, perché l’incarico di Sovrintendente era stato assegnato a Giovanni Patroni, docente di Archeologia in quell’Università (che aveva già ricevuto la prima nomina a Soprintendente sugli scavi, musei ed oggetti di antichità della Lombardia dal Ministro della Pubblica Istruzione nel luglio 1905).
Continuando in parallelo l’attività di docente universitario, Patroni ebbe l’incarico fino al 1923 (in realtà, lo mantenne fino al 1 dicembre 1924): fu un periodo ricco di rinvenimenti in tutto il territorio, come provano le numerose relazioni da lui pubblicate in Notizie degli Scavi, in cui dà conto anche delle minime scoperte, senza nulla trascurare in tempi in cui l’attenzione degli archeologi era attratta per lo più dai rinvenimenti eclatanti. Spesso nei suoi scritti è sottolineato il problema della tutela delle testimonianze archeologiche della regione, piuttosto trascurata dall’autorità centrale: si lamenta la distruzione dei materiali nei lavori campestri, la dispersione dei reperti, la difficoltà di intervenire per mancanza di segnalazioni o di personale competente. Tra i rinvenimenti più significativi avvenuti in quegli anni sono da ricordare – anche per gli sviluppi successivi delle indagini – l’insediamento preistorico e romano di Calvatone, i mosaici della villa di Desenzano, i siti preistorici del Vho di Piadena (che gli diede materia per la sua polemica con Luigi Pigorini) e di S. Caterina Tredossi presso Cremona.
Con il R.D. 31/12/1923 n. 3164 la Soprintendenza lombarda confluì nella nuova Soprintendenza del Piemonte, Lombardia e Liguria, con sede a Torino, dove era Soprintendente l’egittologo Ernesto Schiaparelli; alcuni importanti scavi, come il Castellaro di Gottolengo, furono così avviati dall’ispettore Pietro Barocelli. Nel 1927 Schiaparelli dovette lasciare a causa dei raggiunti limiti di età e per motivi di salute: la reggenza della Soprintendenza torinese passava a Pietro Barocelli, che però, come supplente, non poté andare oltre la normale amministrazione e dunque risultò impossibilitato a mantenere l’interim sulla Lombardia, che venne staccata dal Piemonte per essere incorporata nella Soprintendenza del Veneto, Lombardia e Venezia Tridentina, retta da Ettore Ghislanzoni con sede a Padova. A Milano rimase un ufficio distaccato, presso la sede della Soprintendenza ai Monumenti (dapprima a Brera e poi a Palazzo Reale), in cui con trasferimento da Bologna era stata applicata Alda Levi, unico funzionario dal 1925 all’ottobre 1938, quando venne sospesa dal servizio in applicazione del R.D.L. 5/9/1938, n. 1390, e poi dispensata a decorrere da 14 dicembre 1938, secondo il R.D.L. 15. /11/1938, n. 1779 (leggi razziali).

Alda Levi nel 1920 a Baia

Fu lei a porre le basi della tutela archeologica territoriale, con la sistematica attività di controllo, la creazione di un archivio e la regolare pubblicazione dei rinvenimenti. La città di Milano, in quegli anni oggetto di radicali trasformazioni urbanistiche, fu il principale campo di attività della Levi: vennero messe in luce parte delle mura repubblica, del teatro e dell’anfiteatro, la piazza del foro, il macellum, scoperte tutte documentate accuratamente (considerati i tempi e le modalità di intervento) nei giornali di scavo da lei redatti. Nella Lombardia orientale, ed in particolare in Valcamonica, era invece dal 1927 al 1931 particolarmente attivo da Padova per la tutela dei siti preistorici e delle incisioni rupestri l’ispettore friulano Raffaello Battaglia.
Con la L. 22 maggio 1939, n. 823, la Soprintendenza alle Antichità della Lombardia ritornò autonoma; venne nominato Soprintendente Luciano Laurenzi, che ricevette le consegne (insieme alle 62 pratiche costituenti l’archivio) da Giovanni Brusin, Soprintendente veneto.
Gli anni corrispondenti al periodo bellico furono molto tormentati sia per la difficoltà di condurre una vera e propria attività di tutela, date le circostanze, sia per i continui avvicendamenti a capo dell’Ufficio milanese. Infatti, già nel dicembre 1940, Laurenzi venne nominato professore presso l’Università di Pisa. La reggenza della Soprintendenza fu assegnata a Nevio Degrassi, da gennaio a luglio 1941, quando fu chiamato alle armi. Nuovo reggente ad interim venne nominato Carlo Carducci, Soprintendente di Torino, fino a novembre dello stesso anno, quando la Soprintendenza fu assegnata a Renato Bartoccini, che mantenne la carica sino al 1944, con periodi di sostituzioni e reggenze (era stato richiamato alle armi) affidati a Carlo Carducci, a Salvatore Puglisi e a Nevio Degrassi: nello stesso periodo la sede viene spostata, probabilmente per gli eventi bellici, da Palazzo Reale a Via Filodrammatici.

Nevio Degrassi, al centro, durante il restauro delle Colonne di San Lorenzo a Milano


Nel dopoguerra sarà Degrassi a reggere la Soprintendenza (sempre nella sede di via Filodrammatici 3), dapprima come incaricato (tra il 1944 e il 1947) e quindi come titolare fino al 1953. Pur nelle difficoltà del momento storico, Degrassi riuscì ad avviare grossi lavori e a porre la base di interventi di tutela che avranno nei decenni successivi il loro compimento: vanno ascritti a suo merito l’acquisizione a Sirmione dell’area della grande villa (le “Grotte di Catullo”) e dei terreni intorno per meglio tutelarne i resti, l’avvio degli interventi di anastilosi del pronao del Capitolium di Brescia, il restauro del colonnato di San Lorenzo a Milano, oltre ai progetti di riorganizzazione di importanti sedi museali civiche quali il Castello Sforzesco di Milano e il Museo Romano di Brescia.

Mario Mirabella Roberti

Nel 1953 gli successe Mario Mirabella Roberti, che tenne la Soprintendenza (ristabilitasi nel frattempo dopo il completamento dei restauri a Palazzo Reale, in Piazza Duomo) fino al 1973.

Personalità forte e poliedrica, caratterizzata da un intenso attivismo che gli consentì di superare le carenza di personale e di mezzi – una criticità quasi costante della Soprintendenza lombarda – e di accentrare nella sua persona tutte le attività dell’ufficio, segnò fortemente l’archeologia lombarda. Dovette confrontarsi con i progetti di ricostruzione postbellica di ammodernamento e di ingrandimento di Milano e con le dinamiche di trasformazione del territorio regionale. Dato lo scarso numero di collaboratori (due soli furono in quei tempi gli Ispettori, e neppure contemporaneamente, Antonio Frova e Anna Maria Tamassia), si appoggiò ai colleghi universitari, ai direttori dei musei e agli ispettori onorari per il controllo del territorio. Favorì anche la nascita di piccoli musei locali, che consentirono l’esposizione dei materiali venuti alla luce nei lavori che, negli anni del boom economico, stravolgevano il territorio. I grandi lavori a Milano – quasi sempre in emergenza – portarono alla luce le Terme Erculee, i resti del palazzo imperiale (le cd. terme di via Brisa), numerosi tratti di mura, i resti della basilica paleocristiana di Santa Tecla (in occasione della costruzione della prima linea della Metropolitana) e del battistero di San Giovanni alle Fonti, per citare solo le principali scoperte. A Brescia, oltre al ritrovamenti di molti resti di domus, si ebbe il riconoscimento della fase repubblicana del Capitolium. La collaborazione con enti locali portò all’apertura dei due parchi archeologici della Valle Camonica e di Castelseprio, mentre nel cremonese, a Palazzo Pignano, veniva messo in luce il complesso tardoantico e paleocristiano, con una villa e un impianto di culto, e sull’Isola Comacina si recuperava la consistenza archeologica degli impianti militari tra il periodo bizantino e l’età longobarda.
Tra il 1957 e il 1961, inoltre, fu temporaneamente affidato al Soprintendente della Lombardia anche il territorio della Liguria.

Bianca Maria Scarfì

Dal 1973 al 1978 fu Soprintendente Bianca Maria Scarfì mentre veniva istituito il Ministero per il Beni Culturali e Ambientali (L. 29 gennaio 1975, n. 5), in un ufficio che contava solo due assistenti e, fino al 1976, nessun funzionario.

Continuò quindi la stretta collaborazione con gli ispettori onorari e i gruppi di appassionati locali e pose mano alla revisione del rapporto con i musei locali (le cui competenze erano nel frattempo passate alla regione Lombardia), che detenevano per lo più materiale di proprietà statale. In Lombardia, infatti, sia per le vicende storiche e culturali delle città, sia per precise scelte gestionali dei precedenti Soprintendenti, non esistevano musei nazionali ma i musei di alcuni capoluoghi di provincia di grandi tradizioni – nati da collezioni ottocentesche donate ai comuni – e un numero elevato di piccoli musei e raccolte civiche, spesso semichiusi al pubblico. Vennero allora avviate le pratiche di regolarizzazione dei depositi di materiale statale per i musei che garantivano un’apertura costante e condizioni espositive valide anche dal punto scientifico.
Dal 1978 al 1982 e tra il 1985 e 1986 il ruolo di Soprintendente è ricoperto da Maria Giuseppina Cerulli Irelli, con le reggenze intermedie di Anna Maria Tamassia (1982) e di Elisabetta Roffia (1983-1985), che manterrà questo incarico anche tra il 1986 e il 1990.

Il primo numero del Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia

Furono anni di grandi cambiamenti. L’organico dell’ufficio venne finalmente potenziato grazie alla L. 285 sulla disoccupazione giovanile e ai concorsi per ispettori preistorici, classici e medievisti, forze nuove per affrontare una grande mole di lavoro con le nuove metodologie operative dello scavo stratigrafico, che si andava nel frattempo affermando anche in Italia e che trovarono la sperimentazione in grandi cantieri delle opere pubbliche, quali la linea 3 della Metropolitana milanese (1982-1990) o il complesso di Santa Giulia a Brescia, che misero in evidenza l’esigenza e la validità delle pratiche di archeologia preventiva, solo di recente istituzionalizzate. Sorsero allora le prime ditte di scavo con operatori specializzati che affiancavano la Soprintendenza nei lavori.

In quegli anni (1981) nacque anche il Notiziario della Soprintendenza Archeologica, che per circa 30 anni fu il mezzo di comunicazione dell’attività della Soprintendenza e dei suoi collaboratori, con una formulazione efficace e diretta. La sede dell’ufficio passò (1989) da piazza Duomo a via De Amicis 11.

L’ingresso della sede di Via de Amicis 11

Dal giugno 1990 al gennaio 2005 fu Soprintendente Angelo Maria Ardovino, in anni cruciali per l’intensificarsi dei grossi lavori pubblici e la moltiplicazione, di conseguenza, degli interventi di tutela. L’aumento (temporaneo purtroppo) dei finanziamenti ministeriali (ordinari e straordinari, come quelli derivati dal gioco del Lotto) permise di acquisire nuove aree archeologiche o edifici monumentali (come quello di piazza Labus a Brescia, divenuto sede del Nucleo Operativo), diede la possibilità di aprire i musei nazionali di Vigevano e di Mantova e di potenziare gli spazi espositivi annessi alle aree archeologiche (antiquarium di Sirmione, di Palazzo Pignano), di completare lo scavo e il restauro di complessi come il teatro e l’anfiteatro di Cividate Camuno, l’Anfiteatro di Milano, il Santuario di Minerva a Breno, per la loro apertura al pubblico.

Il personale della Soprintendenza nel 1990, nel cortile della sede di Via de Amicis 11.

L’ultimo decennio della Soprintendenza (che nel frattempo ha cambiato più volte la denominazione nelle differenti riorganizzazioni ministeriali, pur mantenendo sostanzialmente inalterate le competenze) è caratterizzato da un avvicendamento di dirigenti per brevi periodi, da una decrescita del personale per motivi anagrafici, da una diminuzione progressiva e costante di finanziamenti, a fronte di un aumento esponenziale di pratiche di tutela e di interventi di archeologia preventiva e di emergenza determinati dal monitoraggio capillare del territorio, attuato anche grazie alla collaborazione con gli enti locali nella redazione dei piani paesistici e di governo del territorio. Nuove e importanti scoperte sono state portate dagli scavi collegati a grossi lavori per infrastrutture.

Filippo Maria Gambari


Da gennaio 2005 ad agosto 2006 è ancora Elisabetta Roffia a ricoprire l’incarico di Soprintendente Reggente, sostituita da Luigi Malnati con un incarico ad interim (essendo al contempo Soprintendente dell’Emilia Romagna) fino alla nomina nell’aprile 2008 di Umberto Spigo, che rimarrà fino a luglio 2009 quando il nuovo concorso per dirigenti porterà a capo dell’Ufficio prima Elena Calandra (luglio-agosto 2009) poi Raffaella Poggiani (fino a novembre 2013) e quindi Filippo Maria Gambari (da febbraio 2014), ultimo titolare.

Nel 2015, a seguito della riforma del Ministero che ha portato alla creazione dei Poli Museali Regionali (D.P.C.M. 29/8/2014, n.171), alcuni musei archeologici (Vigevano, Mantova, Sirmione, Capodiponte e Cividate Camuno) sono passati sotto la giurisdizione del Polo Museale della Lombardia. Con il luglio 2016, in applicazione del D.M. 23/1/2016 n. 44, la Soprintendenza Archeologia della Lombardia (sua ultima denominazione) si discioglie per dare vita in Lombardia alle quattro nuove soprintendenze distinte territorialmente per l’Archeologia, le Belle Arti ed il Paesaggio.

Testo a cura di Rosanina Invernizzi.
Le informazioni sono tratte dall’Archivio della Soprintendenza: fondamentali sono state le note di sintesi redatte negli anni Settanta dalla sig. Gianna Giacomini e in tempi più recenti dalla dott. Elisabetta Roffia.
Per un approfondimento sulle figure dei vari Soprintendenti che si sono succeduti alla guida del’Ufficio si rimanda alle voci del Dizionario Biografico dei Soprintendenti Archeologi (1904-1974), Bologna 2012.